Zanzini, Federmoda: “Alla luce dei dati sanitari in netto miglioramento, riteniamo importante togliere il vincolo del Green Pass per avviarci al ritorno alla normalità”

Pubblicato il 11 Marzo 2022 alle 15:37

Zanzini, Federmoda: “Alla luce dei dati sanitari in netto miglioramento, riteniamo importante togliere il vincolo del Green Pass per avviarci al ritorno alla normalità”

Giammaria Zanzini, presidente Federmoda-Confcommercio della provincia di Rimini: “Alla luce dei dati sanitari in netto miglioramento, riteniamo importante togliere il vincolo del Green Pass per avviarci al ritorno alla normalità. È il momento di intervenire come hanno già fatto in Europa. Ci servono certezze dal nostro Paese, considerando che la situazione internazionale è drammaticamente precipitata e tutti i costi sono in aumento esponenziale. Migliaia di attività sono in ginocchio: si deve intervenire al più presto per non vanificare gli sforzi fatti finora”

“Il contributo dei vaccini e dei dispositivi di protezione è stato determinante per ridurre al minimo l’impatto della pandemia. Oggi, alla luce dei dati sanitari in netto miglioramento, riteniamo importante togliere il vincolo del Green Pass. È il momento di intervenire – dice Giammaria Zanzini, presidente di Federmoda-Confcommercio della provincia di Rimini -. Non possiamo pensare di vivere sulle dichiarazioni quotidiane di ministri, sottosegretari e virologi, puntualmente smentiti dal governo e dai suoi silenzi. Certezze, ci servono certezze, almeno dal nostro Paese, considerando che la situazione internazionale è drammaticamente precipitata, che bollette e materie prime sono in aumento esponenziale e l’inflazione a febbraio ha raggiunto il 5,7%. Non ci vogliamo arrendere, vogliamo investire sulle nostre attività, guardare al futuro, acquistare merce, ma non è in questo clima che un piccolo imprenditore può investire.

Guardando al commercio di moda al dettaglio, la situazione pandemica in accoppiata a quella della guerra, porta ad una contrazione degli ordini, con conseguenze deleterie su tutta la filiera, dal rappresentante fino al terzista. Senza ordini da parte del negozio di prossimità la catena si ferma. I rischi, come dico spesso, vanno equamente condivisi tra industria e retail fisici che sono l’anello finale, il più importante, del sistema moda Italia. Rapporti che invece sono stati stravolti, con imposizioni di minimi d’ordine, clausole stringenti, richieste di acconto sulla produzione, pagamenti alla consegna che hanno aperto la falla portando al naufragio il Titanic del settore moda.

Con un allentamento delle restrizioni ci si avvierebbe ad un graduale ritorno alla normalità e i negozi sarebbero tra i primi a giovarsene: tornerebbe il contatto umano con i gestori e quel rapporto di confidenza, fiducia e condivisione che il commercio on-line non può dare. Non possiamo aspettare che le abitudini di acquisto cambino totalmente se vogliamo tutelare le piccole imprese e le nostre città.

Da più parti in Europa il Green Pass è stato abolito, in Francia lo sarà a giorni e persino in Austria, Paese che da subito ha scelto la linea più intransigente. Noi invece, cosa aspettiamo? Non possiamo pensare che questa situazione resti in piedi fino al 15 giugno come si sta ipotizzando. Dobbiamo accelerare i tempi, perché se la macchina dei consumi non riparte, il nostro Paese rischia il default. Le bollette di luce, gas e acqua che stanno arrivando sono mostruose, i carburanti si acquistano a cifre mai viste prima: tutti aumenti che andranno a contrarre le spese voluttuarie, a cominciare dall’abbigliamento.

Come possiamo pensare di resistere e di investire nelle attività commerciali? È impossibile riversare questi costi sul cliente per non perdere i volumi di vendita. Ciò purtroppo porta al livellamento verso il basso che impoverisce l’offerta: così proliferano negozi che hanno nel prezzo l’unica capacità attrattiva. Insomma, si sta facendo il gioco delle multinazionali, del fast fashion e degli outlet, la cui attività non è ancora stata regolamentata nonostante i solleciti alle istituzioni e loro continuano a bypassare lo spirito che ne aveva animato la creazione, ovvero la vendita esclusiva di merce invenduta nella stagione precedente, disassortita, fallata e di campionario. Oggi al contrario si producono appositamente linee per gli outlet, quasi tutte in Paesi dove la sicurezza sul lavoro, i contratti, ma anche solo le minime condizioni di salute dei lavoratori sono un optional.

Migliaia di attività sono in ginocchio: si deve intervenire al più presto per non vanificare gli sforzi dei commercianti a resistere. Per scongiurare l’ecatombe economica già partita iniziamo a togliere i vincoli, quelli del Green Pass che ormai non hanno ragione di esistere e quelli bancari imposti dall’EBA (European Bank Authority) che strangolano le piccole imprese”.