Sicurezza: l’analisi di Indino (SILB): “Chiudendo i locali il problema non si elimina, si sposta. Serve una revisione dell’art. 100 del Tulps”

Pubblicato il 29 Agosto 2018 alle 10:23

Sicurezza: l’analisi di Indino (SILB): “Chiudendo i locali il problema non si elimina, si sposta. Serve una revisione dell’art. 100 del Tulps”

Rimini, 28/08/2018 – Comunicato stampa

“Tengo a sottolineare che il SILB – Confcommercio sta dalla parte delle forze dell’ordine e collabora con esse per favorire controlli e sicurezza – spiega il presidente del SILB dell’Emilia Romagna, Gianni Indino -. A carabinieri, guardia di finanza, polizia di stato e polizia municipale vanno i nostri complimenti per il calo dei reati nella provincia di Rimini del 14% in tre anni, anche se sul percepito ancora c’è molto da lavorare. I locali da ballo hanno tutto l’interesse affinché chi commette reati venga allontanato e perseguito. Quale imprenditore sarebbe contento di avere come clienti ladri, spacciatori e violenti? Eppure siamo costretti a gestire questa situazione con pochi strumenti e a pagare le conseguenze di provvedimenti punitivi, unilaterali e non preventivi. Da anni chiediamo che vengano applicati i Daspo anche per chi commette reati in discoteca e non solo allo stadio, di poter perquisire gli avventori, di usare alcol test e metal detector all’ingresso, di avere la possibilità di negare l’ingresso a chi ha già creato disordini e poi a pagare per i comportamenti illeciti o violenti degli avventori sono solo i gestori dei locali nonostante la loro estraneità. Le discoteche non possono diventare capri espiatori di tutti i mali della società.  Si sta innescando una percezione pericolosa non solo per l’immagine del territorio e per gli imprenditori che vi operano, ma per gli oltre 42mila lavoratori impegnati nella night life, segmento fondamentale per la nostra economia. Contrariamente a quanto afferma qualcuno, il nostro territorio continua ad essere attrattivo, sicuro e innovativo, conservando grande appeal come meta di vacanze. Non c’è un problema Rimini: in tutta Italia purtroppo c’è chi nonostante i propri sforzi vede applicarsi l’articolo 100 del Tulps al proprio locale senza che vengano rinvenute responsabilità dirette, né indirette della propria gestione.

E’ giusto che nel momento in cui il gestore sbaglia ne paghi le conseguenze, soprattutto quando commette atti che possono minare la salute dei giovanissimi. Ma non crediamo sensato che per ogni fatto illecito che accade dentro, fuori, prima e dopo la serata in un locale, sia il gestore ad esserne l’unico responsabile. Chiudendo una discoteca non si risolve il problema della sicurezza, o della droga o dell’alcol, ma il problema viene trasferito in altri luoghi. Se si vuole fare un ragionamento serio, si parta dall’educazione al rispetto degli altri e di se stessi e da una discussione seria sul disagio giovanile sociale e culturale che spesso sta alla base di certi comportamenti illeciti e sopra le righe. Non credo spetti alle imprese risolvere queste situazioni. Scuola, istituzioni, famiglie devono fare la propria parte. Noi siamo disponibili al dialogo e a metterci al tavolo con loro.

Sul nostro territorio stiamo organizzando varie iniziative. Per il prossimo autunno abbiamo già messo cantiere l’iniziativa dal titolo “Nessun dorma”, già portata avanti dal SILB – Confcommercio di Modena con grande successo, in cui i genitori sono invitati nei locali in una serie di incontri con i gestori, in cui vengono date tutte le informazioni e le delucidazioni sul mondo della notte e sull’approccio dei ragazzi in questo contesto.

Sul piano normativo, il SILB nazionale ha già in programma un incontro con il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per trovare soluzioni intervenendo con alcune modifiche sull’articolo 100 del Tulps: non possiamo consentire che fatti che accadono l’esterno del locale, persino in aree pubbliche, si ripercuotano sulle attività. Sempre a livello nazionale stiamo lavorando per riconoscere la possibilità ai gestori dei locali da ballo di chiamare a rispondere per danni chi adotta comportamenti con conseguenze lesive dell’immagine o del prosieguo dell’attività stessa.