L’iniziativa di FIPE “Per non mangiarsi il futuro” contro l’abusivismo

Pubblicato il 3 Giugno 2019 alle 10:03

L’iniziativa di FIPE “Per non mangiarsi il futuro” contro l’abusivismo

Rimini, 31/05/2019 – Comunicato stampa

 

FIPE ha lanciato l’iniziativa “Per non mangiarsi il futuro” a contrasto delle sempre più diffuse
e dannose forme di abusivismo nel settore dei pubblici esercizi

Tra i primi firmatati anche 80 chef stellati, a cominciare da Cracco e Sandler

Il presidente di FIPE della provincia di Rimini, Gaetano Callà: “E’ il momento di mettere mano a questa disparità: ne va del futuro di un intero settore e dell’eccellenza del Food in Italy”

La Federazione dei Pubblici Esercizi – FIPE – ha lanciato a livello nazionale “Per non mangiarsi il futuro”, un’importante iniziativa di contrasto alle sempre più diffuse e dannose forme di abusivismo: circoli privati, cene in campagna, finti agriturismi, home restaurant, solo per citarne alcuni.

Il manifesto è stato trasmesso ai vice premier Salvini e Di Maio e al Ministro delle Politiche agricole e del Turismo, Centinaio.
Per sostenere tale appello, la Federazione ha organizzato una raccolta firme attraverso il form on line al seguente link:

Firma anche tu l’appello della ristorazione https://forms.gle/7bKTBVQyCdttszxQ7

Tra i primi firmatari anche 80 chef stellati: Sandler, Cracco, Giordano e tanti altri, a testimonianza dell’importanza e dell’urgenza di tale istanza.

 

“Numerose sono le battaglie che abbiamo combattuto e stiamo combattendo tuttora, anche sul nostro territorio. Battaglie a favore ella legalità e del rispetto delle regole – spiega Gaetano Callà, presidente di FIPE – Confcommercio della provincia di Rimini -, che portiamo avanti con forza da tanti anni e su più fronti. Nel settore della ristorazione stiamo assistendo ad una totale deregulation, con iniziative e forme di somministrazione di alimenti e bevande in cui non vengono rispettate le più elementari regole, dalle norme igienico-sanitarie e di sicurezza, fino a quelle fiscali, a quelle relative alla somministrazione. Ci riferiamo a sagre non autentiche, artigiani che somministrano, ristoranti mascherati da circoli privati, feste di partito, ristorazione in mezzo ai campi. Perché se non ti chiami “pubblico esercizio”, non importano i servizi igienici, la presenza di spazi per il personale, gli ambienti di lavorazione corretti, la maggiorazione sulla Tari e il rispetto delle normative di pubblica sicurezza.

E’ il momento di mettere mano a questa disparità, che vede dall’altra parte, dalla parte delle regole, ristoratori che devono sottostare ad una moltitudine di adempimenti, molti dei quali atti proprio alla tutela dei consumatori, e che offrono un contributo all’economia del Paese e alla qualità che fa della ristorazione italiana un’eccellenza mondiale.

Ribadiamo ancora una volta che questa non è una lotta corporativa: non siamo assolutamente contro alle nuove forme e possibilità che apre il nostro mestiere anzi, ne siamo tra i principali promotori. Innovazione è vita, è evoluzione, è tendenza, ma quando il settore è lo stesso, devono essere uguali anche le regole a cui sottostare.

Continuando così, il rischio è un impoverimento del Food in Italy: la disparità di condizioni non genera soltanto concorrenza sleale, ma nel momento in cui le attività di ristorazione chiudono, (magari per reinventarsi in esercizi più semplici dove tagliare i costi) si avranno nel prossimo futuro effetti immaginabili sulla qualità del prodotto, sui rischi alimentari dei consumatori, sull’occupazione del settore e sull’attrattività delle nostre città. Per questo chiediamo a tutti di sostenere l’iniziativa sottoscrivendo la petizione”.